Consiglio Parrocchiale per la Gestione Economica (CPGE)
Premessa
Il momento storico che stiamo vivendo, segnato dalle vicende socio-culturali degli ultimi anni e dagli effetti della pandemia da Covid-19 come anche dai conflitti in atto, chiede molta responsabilità anche nella gestione dei beni che sono a servizio della vita della parrocchia e impone il compimento di scelte che sino a poco tempo fa sembravano non riguardare le nostre realtà ecclesiali: esse vanno calibrate non sul breve ma sul medio-lungo periodo e implicano un discernimento attento e condiviso.
Nella parrocchia la gestione dei beni e tutto ciò che concerne l’ambito economico sono parte integrante della pastorale, ne sono strumento e condizioni indispensabili; infatti si “spende” per quello che si ama e che si ritiene importante e proprio dal bilancio emergono in modo chiaro quali sono le priorità nelle nostre azioni pastorali. Infatti le scelte che compiamo nel gestire le risorse mostrano quali priorità ci stanno a cuore e spesso rendono visibile, e anche comprensibile, la nostra fede a chi è lontano: l’economia è uno spazio credibile di testimonianza cristiana. Del resto, anche in riferimento al singolo, l’autenticità della fede e la coerenza di vita emergono con chiarezza proprio dal modo in cui una persona amministra i suoi beni e dove concentra le sue risorse perché, come ricorda il Vangelo «dov’è il tuo tesoro, lì sarà il tuo cuore» (Mt 6,21).
La gestione delle risorse della parrocchia ha delle esigenze e delle caratteristiche etiche e pastorali che non possono essere disattese. A definirle è anzitutto il Magistero sociale della Chiesa, dal quale emerge chiaramente che «possano essere vissuti rapporti autenticamente umani, di amicizia e di socialità, di solidarietà e di reciprocità, anche all'interno dell'attività economica e non soltanto fuori di essa o “dopo” di essa. La sfera economica non è né eticamente neutrale né di sua natura disumana e antisociale. Essa appartiene all'attività dell'uomo e, proprio perché umana, deve essere strutturata e istituzionalizzata eticamente». In particolare sono da tenere in considerazione i grandi principi del bene comune della destinazione universale dei beni della solidarietà; inoltre va coltivata la prospettiva del dono, presentata in modo chiaro nell’Enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate. infine oggi non si può prescindere dalle prospettive dell’ecologia integrale che l’enciclica di Papa Francesco Laudato Si’ ha posto come nuova chiave per tutta la questione sociale ed economica oltre che quanto lo stesso Pontefice va ripetendo costantemente sull’uso dei beni, proponendo un’impostazione economica che ponga al centro la persona, contro la cultura dello scarto che l’attuale sistema genera verso i singoli ma anche verso interi popoli
