GRAZIE, PAPA FRANCESCO!
“Ci ha lasciato con un sorriso, dopo aver celebrato la Pasqua insieme a noi. Un sorriso dei tanti che abbiamo imparato presto a conoscere. Nella vita siamo in cammino, e diventiamo ciò verso cui andiamo: preparato da sempre, Francesco abita adesso l’ eternità di Dio. Un Dio che tutti e nessuno esclude. Lo pensiamo così, soprattutto ora, che ci ha fatto l’ultimo regalo nelle parole annunciate domenica di Pasqua: “Anche noi siamo chiamati alla vita che non conosce tramonto, in cui non si udranno più fragori di armi ed echi di morte”.
Lo immaginiamo sorridente, mentre si accinge all’ incontro faccia a faccia con il Signore della vita. “Miserando atque eligendo“, il suo motto episcopale, “guardò con misericordia e lo scelse“. A fargli compagnia, ci piace immaginare, pure i ricordi delle tante periferie visitate in questi oltre dodici anni che hanno segnato una epoca per la Chiesa e per il mondo; e il calore di migliaia di mani strette, degli sguardi incrociati, lui che proprio con il sorriso e la sua umanità disarmante, ci ha insegnato come la gioia non stia nelle cose, ma nella prossimità con l’ altro. Incontrare e farsi incontrare, stile e suggello di un intero pontificato. Fino all’ ultimo, mostrando il suo corpo fragile e senza voce a San Pietro, per incontrare e farsi incontrare. Pensava forse ai bambini e ai disegni recapitati da ognidove, Francesco, nelle ultime notti. Pensava ai malati e ai fragili come lui. E soffriva ancora per lo strazio e la vergogna della guerra in Ucraina, in Medio Oriente, in Myanmar, in Sudan… Francesco era credibile proprio per questo suo sentire il dolore profondo del mondo.
Lo era anche dai più lontani e in particolar modo dagli umili. La sua autorevolezza irrorata dallo Spirito ha conquistato la fiducia di moltitudini grazie a un dialogo ispirato a quel “rispetto” insegnato da Sant’ Ignazio ai suoi discepoli gesuiti, che il papa ha fatto suo proprio nel rapporto con ogni persona. Non solo: l’ha posto a fondamento del suo personale dialogo con credenti e non credenti, con i fedeli di altre religioni, con gli atei e gli indifferenti. Incontrare e farsi incontrare, attitudine spirituale prima che diplomatica e pastorale. Incontrare senza pregiudizi, imparando a piangere con chi piange perchè “certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime!”. E le nostre,ora, possono aiutarci a guardarti meglio, caro Papa Francesco!
(di Marco Girardo – Avvenire)