PARROCCHIA DI SANTA CECILIA
Unità Pastorale di Villafranca Padovana
PARROCCHIA DI SANTA CECILIA

“LA SPERANZA NON DELUDE” (Rm 5,5)e ci rende forti nella tribolazione

Messaggio di Papa Francesco per la 33^ Giornata Mondiale del Malato

Fermiamoci un momento a riflettere sulla presenza di Dio vicino a chi soffre.

  1. L’incontro. Gesù esorta i suoi discepoli a dire ai malati: «È vicino a voi il regno di
    Dio». Chiede, cioè, di aiutare a cogliere anche nell’infermità, per quanto dolorosa e
    difficile da comprendere, un’opportunità d’incontro con il Signore. Nel tempo della
    malattia, se da una parte sentiamo tutta la nostra fragilità di creature, dall’altra
    facciamo esperienza della vicinanza e della compassione di Dio, … Egli non ci
    abbandona e spesso ci sorprende col dono di una nuova tenacia.
  2. Il dono. Ogni speranza viene dal Signore, e che quindi è prima di tutto un dono
    da accogliere e da coltivare, rimanendo «fedeli alla fedeltà di Dio». Del resto, solo
    nella risurrezione di Cristo ogni nostro destino trova il suo posto nell’orizzonte
    infinito dell’eternità. Solo dalla sua Pasqua ci viene la certezza che nulla, «né morte
    né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né
    profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio» (Rm 8,3839).
    E da questa “grande speranza” deriva ogni altro spiraglio di luce con cui
    superare le prove e gli ostacoli della vita.
  3. La condivisione. I luoghi in cui si soffre sono spesso luoghi di condivisione, in
    cui ci si arricchisce a vicenda. Quante volte, al capezzale di un malato, si impara a
    sperare! Quante volte, stando vicino a chi soffre, si impara a credere! Quante volte,
    chinandosi su chi è nel bisogno, si scopre l’amore! Ci si rende conto, cioè, di essere
    “angeli” di speranza, messaggeri di Dio, gli uni per gli altri, tutti insieme (…).

Cari malati, il vostro camminare insieme è un segno per tutti, «un inno alla dignità
umana, un canto di speranza», la cui voce va ben oltre le stanze e i letti dei luoghi di
cura in cui vi trovate, stimolando e incoraggiando nella carità l’intera società, in una
armonia a volte difficile da realizzare, ma proprio per questo dolcissima e forte,
capace di portare luce e calore là dove più ce n’è bisogno.