Dialogo in salita alla Cop29 di Baku: ecosistema terrestre sempre più a rischio
Un proverbio cinese recita che «il ricco trova parenti anche fra gli sconosciuti; il povero trova sconosciuti anche fra i parenti». La Cop29 cerca di comporre il difficilissimo dialogo tra ricchi e poveri del mondo: 193 Paesi si sono riuniti a Baku con l’obiettivo di creare il presupposto fondamentale per affrontare una crisi climatica senza precedenti. Oltre 50 mila delegati si sono impegnati per definire gli urgentissimi investimenti necessari a garantire lo sviluppo sostenibile dei paesi poveri, senza il quale l’ecosistema terrestre rischia di produrre un numero mai visto di vittime ambientali, e danni economici irreparabili.
Mentre tutto questo avviene, i paesi ricchi hanno avuto la loro riunione “privata” proprio in Brasile, Paese che nel 2025 ospiterà la trentesima Cop. Tutti hanno sperato che la circostanza del contemporaneo G20 offrisse l’occasione giusta per semplificare il dialogo tra ricchi e poveri e dare la spinta decisiva ai negoziati sul clima. Ma non è andata così.
A Rio de Janeiro, l’ong Oxfam ha presentato i suoi sconvolgenti dati sulle disuguaglianze. L’1% più ricco della popolazione di questi 20 Paesi — nei quali concentra l’85% del pil mondiale e l’80% delle emissioni globali di Co2 — ha visto crescere la propria ricchezza del 150% in soli vent’anni arrivando ad un valore pari ai due terzi del pil mondiale.
L’aria che si respira oggi a Baku non è certo quella della fiducia. Una cosa però è certa: se questa Cop fallirà, il significato stesso dei negoziati mondiali sul clima delle Nazioni Unite cambierà inesorabilmente. Sarà infatti evidente a tutti che da questi consessi non può arrivare una soluzione audace ed ambiziosa per salvare l’umanità dalla più grave crisi di sempre. E a quel punto sarà molto meglio che tutti, nessuno escluso, si rimbocchino le maniche.
(fonte: News Vaticano)