“(R)ALLENTARE” UNA VIRTU’ RIPOSANTE. (da Il Santo dei Miracoli 07/2024)
Frequentemente oggi parliamo di stress e aneliamo all’estate per il “meritato riposo” … che a volte però rischia di essere più stressogeno del bisogno di ristoro che lo ha generato. Certamente non era una questione a tema nel Medioevo, eppure forse anche sant’ Antonio può suggerirci qualche atteggiamento propizio alla nostra occorrenza. In realtà in un passaggio dei sermoni il Santo sembrerebbe non prospettarci una tregua a breve: “Il mondo è così chiamato perché è sempre in movimento (dal latino mundus, motus). Ai suoi elementi non è concesso riposo. Così anche l’uomo, che è un piccolo mondo, dall’inizio alla fine della sua vita è sempre in movimento, e mai riposa finché non arriva al suo “luogo”, cioè a Dio. Non ci sarà mai pace se non in Lui, e quindi a Lui si deve tornare”.
L’espressione, di chiaro sapore agostiniano, potrebbe essere intesa relativamente alla metà ultima della vita: solo “in paradiso” avremo riposo! Sembrerebbe che per avvicinarci a Dio e trovare requie si debba diventare insensibili, chiudendo le porte ai sensi. Ma tutto questo ci è impossibile! Occorre che comprendiamo bene cosa Antonio intenda. Innanzitutto ci sta suggerendo che c’è riposo e riposo, e quello che sa addirittura di eternità, tanto da poterla in qualche modo “anticipare”, non è dato da cose o condizioni, ma dalla relazione con Dio. La pace a cui il cuore profondamente anela è intessuta dalla possibilità di vivere in accordo amichevole con il Signore, di riconoserci amati e stimati da Lui, che per primo cerca l’intesa, l’armonia con noi e per noi.
Si tratta quindi di “(r)allentare”. Si di “allentare” quella presa sulle occupazioni da compiere, che le trasforma in pre-occupazioni, in affanno: il peso delle cose – sembra dirci Antonio – non è nelle cose stesse, ma nell’ingresso incondizionato di ciò che esse comportano, che invade, sovraespone, sovraccarica l’interiorità. Lasciare che le cose siano e cercare in esse innanzitutto di viverle come occasione di conoscenza dell’amore che il Signore ha per noi, senza sovraesporci a ciò che di esse non ci è richiesto, dispone a un autentico e “meritato” ristoro del cuore!